Perché tante intuizioni che cambiano il mondo provengono da persone con poca o nessuna esperienza correlata? Charles Darwin era un geologo quando propose la teoria dell’evoluzione, ed è stato un astronomo che ha finalmente spiegato cosa è successo ai dinosauri. Gli innovatori spesso non sono esperti nel campo che stanno cercando di cambiare. Il presupposto è che occorre essere aperti a nuove idee e a nuovi modi di fare le cose, ma anche essere preparati al cambiamento e pronti per l’innovazione affinché si favorisca la crescita. Il mondo sta cambiando a un ritmo esponenziale e coloro che non sono disposti o in grado di tenere il passo con questi cambiamenti rimarranno indietro o verranno completamente esclusi dal gioco. Questo si vede più chiaramente nel modo in cui le industrie tradizionali vengono impattate dai competitor cosiddetti “new entrant” che hanno saputo interpretare i bisogni dei clienti e lo hanno fatto in modo agile e tempestivo. Il fattore chiave di questo sconvolgimento è il passaggio a un modello di riferimento basato sui dati, i quali sono la risorsa principale che ora rende possibili nuovi modelli di business. E poi c’è anche il fenomeno della crescente potenza di macchine e algoritmi implementati dalle piattaforme digitali, che hanno trasformato interi settori economici. Uber nel settore della mobilità ne è un esempio, così come Airbnb per il turismo, Amazon e Alibaba per il retail. Insomma, ogni organizzazione dovrà fare i conti con l’inevitabile cambiamento, che riguarda più che altro l’accelerazione della capacità di adattarsi, rispondere e rimanere rilevanti quando la nuova normalità è il cambiamento costante.
Occorre dunque chiedersi come prepararsi per soddisfare il ritmo incessante dell’innovazione e cosa serve per cambiare affinché ci si possa muovere almeno alla stessa velocità del mondo che ci circonda. Il modo migliore sta nell’eliminare gli ostacoli all’innovazione e sbloccare la diversità e l’inclusività nelle organizzazioni allo scopo di favorire l’intelligenza collettiva. Ora più che mai, stiamo vedendo che i team con una varietà di background, esperienze e prospettive, stanno aiutando a far avanzare le organizzazioni, massimizzando il loro successo.
Le idee risvegliano il mondo, lo fanno rinascere, sono dunque “rinascimentali”. Ce lo spiega Frans Johansson nel suo libro “Effetto Medici” ovvero l’idea che l’aumento della creatività e dell’innovazione avviene attraverso la diversità e nell’intersezione disciplinare. Quando visioni, pensieri, ispirazioni, punti di vista e persone di talento provenienti da diversi campi si uniscono per collaborare, possono verificarsi dei cambiamenti di rottura derivanti da idee che si trasformano in innovazioni rivoluzionarie. In altre parole, riunendo persone e idee provenienti da una vasta gamma di background diversi, si aumenta la probabilità di impollinazione incrociata intellettuale e, attraverso questo, grandi balzi nell’innovazione.
Lo aveva già compreso la grande famiglia fiorentina de’ Medici che, nel XV secolo usarono in parte la loro grande ricchezza, per fungere da mecenati di una vasta gamma di artisti, pensatori, architetti, filosofi e altri intellettuali. In breve, circondandosi dei migliori artisti e scienziati, la famiglia de Medici contribuì al fiorire del Rinascimento, una delle intersezioni per eccellenza, epoca di grandi invenzioni e di uno straordinario sviluppo culturale in Europa. L’intersecarsi delle idee artistiche, scientifiche, imprenditoriali, politiche è il frutto di quel processo creativo che prende il nome di “ideazione”. In effetti, nella Firenze medicea il processo creativo compie l’intero suo ciclo: dalla generazione dell’idea alla sua realizzazione, dimostrando quanto rilevante sia il ruolo dei leader nelle organizzazioni al fine di tracciare le nuove tendenze e di scoprire i talenti dalle cui idee originali possono scaturire soluzioni per un mondo migliore.
Per le organizzazioni, innovazione e profondo cambiamento sono sempre più il risultato del ribaltamento delle regole del gioco. Ciò si traduce nella generazione di nuovi spazi e nuove opportunità piuttosto che percorrere strade battute e cercare di affermarsi in arene competitive spesso sature. Ci sono diversi modi di guardare al cambiamento, non solo attraverso il solito schema “passato, presente, futuro” ma anche aprendosi al nuovo e sviluppando la capacità di connettersi direttamente con un futuro che si manifesta con i suoi primi deboli segnali.
Ciò implica che le organizzazioni non possono essere ciò che “dovrebbero” essere senza sapere prima cosa “potrebbero” essere. È necessario pensare in modo diverso, mettere in prospettiva la propria visione e diventare più veloci e di gran lunga migliori nell’innovazione, perché il rischio dell’obsolescenza è molto alto.
Senza un’idea di cosa potrebbe portare il futuro, le organizzazioni non possono prepararsi e dunque apportare i cambiamenti necessari per restare competitive.
Per adattarsi all’era digitale e affrontare questa sfida, le organizzazioni devono mettere in atto un processo di innovazione che includa molte voci e diverse prospettive, favorire la diversità e sperimentare le idee emergenti nel tentativo di farle funzionare rapidamente o, se necessario, fallire il più velocemente possibile.
La rivoluzione digitale è una delle trasformazioni più significative nella nostra società, con implicazioni al di là di quanto visto in passato. Questa è un’opportunità assolutamente da non sprecare, che consentirà dal punto di vista della crescita di creare nuovi prodotti e servizi, entrare in nuovi mercati, entrare in nuove nicchie, creare valore al modello di distribuzione che abbiamo oggi.
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